Il ritorno di Pasquino: Lezione 6 = L’Italia Vietata dall’assenza di un popolo

Pasquino cede la parola (anzi la tastiera) a: 
Luciano Li Causi
 

 L’ORIGINE DEL "PATRONAGE" (e del clientelismo)

NELLE SOCIETA’ MEDITERRANEE

Come gli istituti formali e legali di una società possono costituire elementi favorevoli alla creazione e al mantenimento delle disuguaglianze sociali.

Nello studio dei fenomeni politici e sociali, alcune correnti dell’antologia sociale brtannia si sono dedicate prealentemente -sulle linee tracciate da Radcliffe-Brown – all’analisi dei rapporti sociali realmente osservabili e istituzionalizzati. Il compito ultimo dell’antropologo è certo quello di spiegare i processi cheavvengono nelle società prese in considerazione ed in particolare i rapporti tra individui e gruppi. Tuttavia ritengo che questa spiegazione non possa trovarsi soltanto al livello di realtà empirica, nè debba ritenersi spiegazione scientifica la percezione che gli attori hanno di quella realtà.

Non voglio qui affermare che i rapporti osservabili debbano essere tralasciati dall’analisi dell’antropologo. Al contrario, essi sono fondamentali; solamete, credo che l’antropologo non debba fermare la sua indagine a questo livello della realtà, ma debba andare al i là, considerando sepre con estrem cautela ciò che vede o ciò che gli viene riferito. Le origini di un rapporto sociale possono essere assai complesse e non sempre manifeste. La base di un determinato comportamento sociale può trovarsi talvolta in strutture nascoste, non direttamente osservabili nè dall’antropologo nè dagli attori stessi. Ma l’antropologo, con gli strumenti analitici e teorici d cui è provvisto, può e deve andare al di là del livello della reatà empirica e siegare ciò che si osserva conqello che non si può direttamente percepire.

Le strutture allequali mi riferisco e che utilizzo come punti di partenza confettuali e metodologici dell’analisi antropologica, possono distinguersi nelle tre seguenti categorie, che sintetizzano i risultati di complessiprcessi storici:

a) strutture di sfruttamento economico

b) strutture di potere politico

c) strutture ideologiche per il regolamento di consenso

Questi tre tipi di strutture possono cncepirsi come profondamente interconness con un rapporto di corrispondenza tra a, b e c. In esse ritengo che vada ricercata la spiegazione dei rapprti sociali osservabili empiricamente.

L’argomento secifico di questa nota à l’analisi critica del fenomeno chiamato patronage, e della maniera in cui molti antropologi e scienziati sociali si sono occupati di esso nello studio delle società mediterranee.
Come primo punto è necessario fare una distnzione tra patronage e clientelismo. Sebbene a livello empirico i due fenomeni tendano spesso ad identifcarsi, a livello teorico propongodi considerare il clientelismo come una istituzione politica propria di una situazione urbano-moderna, di vasta estensione geografica, che supera i limiti del villaggio, della città, della provincia e della regione e ce è, infine, strettamente in rapporto con il sistema elettorale in vigore in molte società mediterranee.

Cosidererò invece il patronage come un fenomeno più delimitato, caratteristico di un ambiente agricolo e che interessa essenzialmente le classi e i gruppi sociali che si trovano in qualche rapporto con la terra.

La presente analisi riguarda principalemnte questo secondo tipo d fenomeno, e cioè il patronage. L’intento dell’analisi è dimostrare che:

a) a livello teorico un fenomeno sociale come il patronage (per lo meno come esso è stato definito dalla maggior parte degli antropolgi che si sono occupati dell’argomento) non esiste altro che nella sfera ideoogica. A livello empirico esiste invece un rapporto tra classi differenti ed opposte basato sullo sfruttamento economico e sul dominio poitico di una classe sull’altra.
In tale struttura, il patronage, in termini funzionali, è una istituzione che contribuisce al mantenimento dello "status quo".
b) Forse nanche a livello empirico il patronage esiste. Moltri antropologi, infatti, soo assai vaghi quando devono descrivere la natura delle transazioni e dei "doni reciproci" che intercorrno tra patrons e clients. il patronage, d’altra parte, empiricamente è individuabile nellea percezionedella realtà di alcuni degli attori.
Mentre, infine, il patronage è un concetto ben radicato nelle menti della maggior parte degli antropologi sociologi e scienziati politiciche hanno scelto come areadi indaginele nazioni del Mediterraneo, io credo che o ci liberiamo di questa "illusione", di questa "ideologia" o non riusciremo mai a comprendere la vera natura di ciò che sta all’interno del fenomeno definito con tale termine.

Nell’affrntare il tema del patronage, molti autorisi sono posti essenzialmente le seguenti domande:
1) Quali sono gli elementi costitutivi il rapporto patron-client?
2) Come si origina tale rapporto? ed in quali circostanze?
3) Quali sono le sue funzioni? Secondo WOlf (1966), quando un’amicizia strumentale raggiunge unpunto di squlibrio tale che uno dei due partners è chiaramente superiore all’altro nella sua capacit di elargire beni e servizi, noi raggiungiamo un punto critico dove l’amicizia lascia il posto al legame patron-client. In questo rapportoa due il patron fornisce essenzialmente aiuto economico e protezione contro quello che lui chiama le "imposizioni legali ed illegali dell’autorità"; il client invece ripaga in beni immateriali come "stima" e "lealtà".

Silverman (1965) forniscequesta definizione: "Il patronage come modello trans-culturale uòessere definito un rapporto contrattuale ed informale tra persone di stats e potere diseguale; questo rapporto impone a ciascuna delle due parti obblighi reciproci di qualità differente. Come minimo, da una parte si debbono protezione e favori, e dall’altra lealtà. Il rapporto è su una base personale, diretta e perdura nel tempo".

Pitt-Rivers (1954), che ha studiato gli abitanti del villaggio di Alcalà, in Andalusia, collega la nozione di patronage a quella di "amicizia male equilibrata": L’istituto dell’amicizia, basato sulla nozione morale di eguaglianza e libero scambio di favori, dà luogo, in una situazione d disparità materiale, ad una struttura di patronage.

Da queste definizioni emergono alcuni aspetti basilari del rapporto patron-client: le primeduesonocaratterizzate dall’accento che esse pongono sui rapporti d potere e lìultima dalla nozione di amicizia male equilibrata. In primo luogo, appare la natura essenzialmente bivalente del rapporto. I protagonisti hanno una condizione sociale diseguale all’internodella loro società, diseguale potere politico, mezzi economici disegale e infine diseguale accesso a risorse economiche. In sostanza, una delle due parti è socialmente superiore all’altra. Il loro rapporto è verticale. Inoltre, questi utori ritengono che il concetto di reciprocità (sebbene asimmetrica) sia alla base del rapporto; infatti il patron di solito fornisce beni materiali, mentre il client ripaga con beni e servizi immateriali. Dal momento in cui entrambi ottengono dei vantaggi dal loro rapporto reciproco, ciascuno di essi sembra essere pienamente soddisfatto dei risultati raggunti. E naturalmente non dobbiamo sottovalutare come Kenni (1960) ci spiega nel suo studio "la soddisfazione reciproca chederiva dal dare e dal ricevere protezione ed appoggio".  [continua…]

 

da "Rassegna Italianadi Sociologia"
Ed. Il mulino, Bologna, gennaio – marzo 1976)
"Note sul patronage nelle società mediterranee"
di Luciano Li Causi

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