Esercizio in divenire

Cambiano queste mani, mentre passano i giorni. Sono forse più grandi ma meno agili di un tempo. Sono segnate dalle difficoltà e dal dolore: lividi, cicatrici, graffi, qualche ruga…

Sono passati 26 anni da quando mi sollevarono da terra per farmi sedere davanti a quella macchina oscura che faceva suono…
Ricordo ancora che la prima volta provai a premere uno di quei tasti bianchi e all’udire suono restai a bocca aperta, tasto premuto, e guardai stranita quella signora che sarebbe stata poi la mia insegnante, come a chiedere… cos’è?

Avrei capito solo molto più tardi che da quella posizione avrei dominato il mio infinito, avrei capito solo troppo tardi che solo in quel modo riuscivo a parlare.
Ho nascosto l’amore, il rimpianto, la tristezza,… erano emozioni che arrivavano alla gola e lì si fermavano, non usciva parola, nè canto perchè la voce non era il mio strumento, ma qualcosa da nascondere.

Ed io suonavo, scrivevo,.. non parlavo.

In divenire è la mia vita, e sento che le note sono diverse. Adesso come allora è un esercizio giornaliero, ma non vivo la stessa emozione.
Non libera la mia anima tutto quello che sente, si tiene un freno, come se questo divenire adulta volesse chiedermi di nascondere qualcosa.

Ho molto da nascondere, di storia, di parole, di pensieri,.. ma sento che non sarà oltremodo possibile. E’ un divenire che non può soffocare il suono con parole.

Continuo a non parlare, ma ho deciso di sedermi nuovamente e, osservando le mie mani, fermarmi ad ascoltare.

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