Il furgoncino del pane

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Suona il clacson alle 8,30 del mattino. E’ un furgoncino bianco e profuma di pane, sento l’odore caldo dal terrazzino di casa, mentre mastico controvoglia una fetta biscottata accompagnata da una tazza di caffè.

Ho voglia di pane, di quello buono. Quel pane morbito che somiglia tanto al filoncino che il ragazzo del furgoncino sta insacchettando adesso per il signor Enea, della casa di fronte.
Ma la dieta impone niente pane, niente focaccia oleosa, niente dolcetti morbidi su cui affondare i denti e lasciarsi sporcare il naso di zucchero a velo.

Come piccole formiche escono alla spicciolata per riunirsi attorno al furgoncino bianco: la signora del balcone davanti, due del palazzo d’angolo. La signora Lara è in vestaglia e ciabatte, ma qui ormai siamo tutti di casa e rispondo ai saluti alzando la tazza del caffè, quasi in un brindisi di inizio giornata.

E’ come incontrarsi su un pianerottolo: ognuno nella propria libertà. Dal piano di sopra si ode un “Buongiorno”, è la Pina che si affaccia inzuppando una nastrina nella ciotola del caffellatte.
Io continuo a sbocconcellare contro voglia questa fetta biscottata,

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