Lingue di Fuoco

E’ sempre stato al centro della mia immaginazione, ne udivo fantastici racconti dai cacciatori, amici di mio padre, nelle sere d’inverno, quando sedevamo tutti accanto al camino.
Anche mio padre aveva sempre contribuito alla costruzione dei miei quadri da sogno con i suoi ricordi di bambino, di ragazzo, di adulto, di uomo vissuto nel pieno rispetto della natura. Mi dipingeva quel luogo come un paradiso incantato, fatto di silenzio e pace, pur pieno di vita.

E mi sono persa quest’oggi, volutamente, ho abbandonato la via così conosciuta per proseguire in quel ciottolato, poi strada sterrata, poi.. nulla.
Sono scesa dalla mia auto ed ho iniziato a passeggiare. Non era certo la giornata più adatta, tanta era la piogga scesa che le scarpe sono diventate piccoli blocchi di fango, ma l’emozione era impagabile.

Nel silenzio profumato di aspra natura, nel verde scuro della vegetazione e nero della terra, spezzato dal cielo grigio ho incontrato quei voli regali di uccelli selvatici. I loro occhi severi, quasi un monito al passo umano, come un avvertimento "sei in un luogo non tuo".

Selvaggio e così vicino al mondo moderno, sereno ad un passo dal caos della civiltà. Silenzioso mistero. Ho sentito nell’aria mio padre, ho respirato il suo ricordo, lasciando scivolare i miei pensieri lungo l’argine del padule, cullati dalle barchette trascinate dalla corrente, incagliati nei giunghi, sorpresi dalla pioggia battente.

Come è melodioso lo scrosciare di acqua su acqua, di acqua su foglie palustri, e il grido di un germano che spicca il suo volo, ha un suono di antico.
Come un acquarello di un tempo lontano.

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