Dammi icch
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Il quartiere si sveglia, come ogni mattina, anche se il freddo questa mattina vorrebbe legarci alle coperte.
La postina sul motorino attraversa l’incrocio avvolta nella sciarpa e nel piumone azzurro. L’autobus mi lascia alla fermata e riparte cigolando.
Il mondo si è messo in moto anche oggi, e Firenze sbadiglia, tra il profumo di pane caldo e di brioche. La signora dai riccioli bianchi si avvia al mercato serrata in un cappottino da fotografia in bianco e nero, trascinando il suo sacco con le ruote, come usava cinquanta anni fa.
Si è fermato il tempo in questo borgo di Firenze, il verduraio espone le sue gioie sulla strada, non curante del traffico. Il farmacista si affaccia sulla piazza, incrociando le braccia e sbuffando aria candida nel freddo del mattino.
Ed io osservo il mondo che si sveglia, dal tavolo di una latteria, rincuorata dal profumo di un caffellatte caldo ed un cornetto appena fatto. Si affaccia il Signor Germano, salutando tra gli starnuti.
"Oh icchè le dò Sor Germano, stamattina?" – sorride il lattaio
"”Di bbischero!" – abbaia il signore, aggrovigliandosi nel cappotto "Dammi icchè ‘tti pare"
E con una risata e il profumo di caffè, si comincia la giornata.