Linea 12

Ci sono giorni in cui nemmeno la città ha voglia di lasciarti andare al lavoro. E’ come se carpisse i desideri reconditi di ogni singolo uomo che posa il proprio piede sulle pietre fatte di storia. e giocasse a realizzare i sogni di ciascuno.

Ed è forse uno di questi motivi che mi ha spinto sull’autobus questa mattina, il 12, quello che collega le due stazioni ferroviarie. Sono salita, parzialmente addormentata, come ogni mattina in cui un lavoro che detesto mi attende dietro la porta di ingresso di un’aula con il suo ghigno maligno.
Ma la olce Florentia, questa volta, aveva ascoltato il mio cuore.

Mi sono seduta, l’autobus è partito e mi sono resa conto di esser salita sulla linea giusta, ma dal lato sbagliato.
Questo voleva dire attraversare l’intera città, salire fino a piazzale Michelangelo, una deviazione di circa 40 minuti.

Ho osservato l’orologio, le lancette già insinuavano un lieve ritardo. Ho lasciato correre, mi sono appoggiata allo schienale, ho socchiuso gli occhi e respirato profondamente. Sarei rimasta seduta per tutto il tragitto, decisa a farmi cullare per l’intera durata di quel viaggio così inaspettato.

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