Primo Concerto
Come una chioccia zampettavo tra le sedie coccolando uno e l’altro sotto le mie piume.
Come un pavone, ruotavo le penne e tremavo d’emozione per le vostre mani.
Il vostro primo saggio, la vostra prima paura del pubblico, io l’ho vissuta con voi, come se fosse la prima volta. Avvertivo lo sguardo attento dei vostri genitori ed amici, mi ferivano le chiacchiere e le domande soffuse, le sibilanti risa.
Sentivo il freddo dei tasti del pianoforte pur non suonando, l’impatto del pantalone sulla panchetta di pelle, pur restando in piedi, il tepore della luce.
Per la prima volta vi ho ascoltati da lontano, nell’ombra: ero pubblico di coloro che cercano da me un’arte che non so gestire.
Per la prima volta dopo tanti anni, solo nel suono ho udito i battiti del vostro cuore.