Giunse la notte, aveva gli occhi di fanciulla,
portava fiori che non poteàn sbocciare,
lentamente mimava a lato d’una culla
sussurri e parole che non potè narrare.

 

Giunse la notte tra le carezze silenziose
E passo stanco di colui che nel partire
Lascia, a chi resta, le sue gioie più preziose:
presenti di luce di un sol che va a morire.

 

Giunse la notte, tra le preci d’una vecchia
Dalle mani imploranti il suo lontano Dio,
che dall’alto pallido cielo il mal soverchia.

 

Ma quando un dì la notte avrà lo volto mio
Vinta sarà la ribellione alla durezza
Del natural comando: preludio e sinfonia per un addio.