La Duchessa e la tinta fatta in casa

Perchè non riprendere le buone e vecchie abitudini delle nonne?
Sane, sicure…

E’ iniziata con questo pensiero e si è associata alla chiusura forzata di questa primavera l’idea di provare a rimediare a quell’odiosa ricrescita che aleggia sul mio capo. Così ho cercato i prodotti naturali: il buon vecchio Hennè.

Non mi ero mai resa conto di quanto il parrucchiere mi avesse schiarito i capelli, convinta di avere il mio castano chiaro quasi biondo, ordino il colore più leggero di hennè. Quando lo ritiro mi ritrovo 250 gr di mattonella durissima e nera, ed è in quel momento che mi rendo conto di essere diventata quasi bionda.
Pazienza, penso, mi riporterò il colore di un tempo.

Inizio a leggere le istruzioni: fare attenzione, provare una ciocca, attendere 24 ore. Ho l’impressione di aver acquistato qualcosa di esplosivo e pericoloso. Mentre leggo scettica si avvicina mamma “Sono anni che mi tingo i capelli da sola, che ci vuole!” Proviamo.

Dopo 30 minuti abbiamo tappezzato di giornali il pavimento di cucina, le ciotole per sciogliere il prodotto a bagnomaria sono pronte, come anche pennello, mantella di plastica rimediata con un sacco da spazzatura bucato per farci passare la testa, pettine.
“Spezzettare l’hennè”. Ci provi… con le mani, e ti accorgi che potresti benissimo utilizzarlo come arma contundente.
Il batticarne! esclama vittoriosa la Duchessa mentre si accinge ad avvolgere il pezzetto di prodotto in uno straccio.  La velocità di esecuzione delle sue idee è sempre più veloce del mio ragionamento, così sferra il primo colpo, ma il pezzetto di prodotto resta illeso, in compenso si è avvallato il mobile della cucina.

“E’ una faccenda impegnativa, proviamo sulla pietra”, buona idea, al quarto/quinto colpo, finalmente il quadratino malefico inizia cedere. Serviranno altri colpi con altrettante parolacce e non riuscirai a spezzettarlo, ma a polverizzarlo in modo preoccupante.

“Farlo sciogliere a bagnomaria, aggiungendo acqua bollente fino ad ottenere la consistenza del cioccolato fuso”, già ma quale è questa consistenza? Non hanno tenuto conto delle diversità di opinione che aleggiano sulla cioccolata calda tra me e la duchessa: densa da far restare in piedi l’eventuale cialda/biscotto, liquida tipo brodino caldo della nonna.
Cerchiamo un compromesso Riconoscerete che il prodotto è pronto al momento in cui sprigionerà il suo aroma.
Fetusi! Mi parlate di Ciocolato fuso, aroma.. ed io mi aspetto un profumo di qualcosa di goloso quando, invece, la stanza è invasa da una puzza di cavolo che quasi ci lascia senza respiro. Osserviamo il contenuto del tegamino e si mostra un blob informe e verdognolo che bolle quasi come fango termale.

“Devo mettermi in capo sta roba?” Esclamo preoccupata. La Duchessa mi guarda con quell’espressione che dice, senza parlare, “Sei te che hai la fissazione dei prodotti naturali”. Taccio ed accetto che scelga come fare.

A questo punto indosso il sacco nero, appollaiandomi sullo sgabello che troneggia tra i giornali stesi sul pavimento, mentre mamma si accinge a riempirmi la testa con questa pasta verdognola dal tremendo odore di cavolo.
Mentre è intenta al suo lavoro osservo il nostro riflesso sulle mattonelle di cucina e -non so spiegarmi il motivo- mi torna alla mente l’immagine di due scimmiette intente a spulciarsi in modo reciproco. Cerco di cacciare via il pensiero mentre una strana sensazione di solidificazione prende possesso della cute.

Ho finito! Esclama la Duchessa vittoriosa. “E ora che faccio?” chiedo io con sospetto.
Nulla, chiudo il sacco nero e aspetti che il prodotto faccia effetto.. dice, sul foglietto, che ci vogliono tre ore.
Ah, quindi mi attendono tre ore con questa pasta puzzolente e verdognola in fase di solidificazione sul capo, con i capelli racchiusi in un sacco nero. “Per fortuna non mi vede nessuno”, penso… o meglio, vorrei poter finire di pensare, ma mi interrompe il campanello del portone.

1 Comment
  1. Diana Rispondi

    Gansissima, da rifare in teatro…..

Pubblica un Commento