La mia luna

Ciò che amo, della notte, è proprio questo: quando il sonno tarda a venire e Morfeo mi rifiuta il suo abbraccio il mondo sembra vigile ma lontano,ed il silenzio regna nel mio giardino…

In questi momenti il mondo diventa mio, anche se per pochi istanti. Scendo le scale con tra le braccia questo nuovo compagno di avventure e mi siedo nell’angolo del giardino. Il fresco pungente della notte di primavera si fa sentire ma non disturba: le corde si preparano sotto le dita, quasi tremanti anche loro per l’aria così diversa da quella del giorno.

Chiudo gli occhi e lascio che le dita scivolino via, senza una meta ben precisa, dove le porta l’istinto, dove non esiste più ragione. Quel suono, debole come una piccola arpa ma intenso si fa spazio, si muove sinuoso tra le foglie della pianta di rose, accarezza i fiori del limone, si nasconde tra i germogli del glicine, per poi tornare indietro e giocare facendo le capriole tra i fili di erbetta bagnata.

Nell’aria il profumo del mondo che nasce di nuovo, il soffio della primavera, vivo e delicato come la pelle di un bambino. Ed il mondo continua a dormire, mentre io danzo con le stelle, sognando ciò che la realtà del giorno non permette neppure di immaginare. I desideri più veri si fanno presenti in questi momenti e si palesano quasi parlando attraverso quel suono che durante il giorno non potrei mai udire nè concepire.

E’ una musica che non riconoscerei nè forse vorrei riconoscere perchè troppo sincera. E’ quella musica che non suonerei mai assieme ad alcuno, perchè troppo vera, troppo viva, troppo simile a me. E continuano a pizzicare le corde, queste dita, cercando non so nemmeno io cosa. La tavola armonica ha le stesse stelle del cielo, ma sono porte verso l’infinito ed io non so più da quale parte andare.

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