Ciò che non hai avuto il tempo di dire

Sai babbo,
a volte penso a ciò che non hai avuto il tempo di raccontare… provo ad immaginare quali altri pensieri o riflessioni avremmo potuto fare seduti sui gradini dei Boboli, o mangiando un panino sulle “spallette” dell’Arno.

Mi ricordo quando mi raccontasti che avevi approfittato delle ore di attesa per andare a cercare notizie della tua vecchia fidanzata. Quella fidanzata tanto brutta per cui anche mamma ti prenderebbe in giro anche adesso. Chiudesti il racconto dicendo “Come è strana la vita, adesso sarei vedovo….“.

Come è strana la vita, adesso mamma è vedova ed io sono qui, nella mia stanza a pensare cosa avremmo potuto dirci ancora. Poi penso che il destino ha voluto renderti unico ai nostri occhi, non ha permesso alla vecchiaia di far crollare il mito di quel gigante indistruttibile quale ti vedevo da bambina.

Chissà se nei nostri discorsi non mi avresti parlato del tuo disappunto al vedere crollare i tuoi punti di riferimento ed allora, che avrei pensato io, vedendoti così umano e a me simile?

Forse ha avuto le sue ragioni il destino, mi ha lasciato un mito, il tuo ricordo.
Ed è il tuo ricordo che resta saldo, adesso, mentre crollano tutti i miti in cui avevo creduto da bambina.

4 Comments
  1. lulù Rispondi

    ciao lavinia,
    io un babbo ce l’ho ma è passato tanto tempo,forse troppo dall’ultima volta che abbiamo parlato. pensandoci non l’abbiamo mai fatto realmente.
    ho un dolce ricordo..io bambina tra le sue braccia che bevo dal biberon..
    ora ho capito che questo ricordo deve bastarmi.
    a presto lavinia e complimenti per il sito.

  2. giulio Rispondi

    Ciao Lavinia. Anch’io ho perso mio padre due anni fa. Quando penso a lui, mi appare ancora come una cosa normale, non mi rendo conto ancora.
    Il mio ricordo più lontano risale a quando avevo forse tre anni: al campeggio c’erano delle papere e io gli correvo dietro e il proprietario del campeggio, un tedesco, mi correva dietro urlando “nein nein!”.
    Mio padre avrà raccontato centinaia di volte questo episodio: già nel viaggio di ritorno verso casa, con ancora negli occhi quella scena, e poi nei mesi seguenti, e quando l’estate successiva tornammo in vacanza, questa volta senza papere nè tedeschi: era ancora una cosa successa da poco, era quasi il presente, quasi la realtà.
    Ma per quanto tempo il signor Kurt e le sue papere sono rimasti vicini, prima di scivolare nella regione confusa dei ricordi che a poco a poco diventano miti? Come succede che le cose un tempo sapute si fanno lontane, irreali e confuse, per sempre fuori dalla realt

  3. giulio Rispondi

    Io ho il terrore di scoprire un giorno che mio padre è diventato un mito, una cosa successa quando ero giovane; che lui sia il signor Kurt, la mia giovinezza le papere…

  4. Noemi Rispondi

    Ciao Lavinia,
    lo sai che io non ho più il nonno e anch’io non ho mai avuto il tempo necessario per dirgli quanto gli volevo bene.
    Mi ricordo quando io e il mio nonno andavamo a piedi nudi per le vie di Montecatini. Era bello sentirlo vicino, era bello poterlo abbracciare. Il dolore di quel giorno fu immenso: non poteva essere successo davvero… Ed io non ho potuto raccontargli le mie “imprese” scolastiche.
    Ancora una volta ti dico: complimenti per il blog!
    Scrivi benissimo! Ciao

Pubblica un Commento