La finestra sul cortile

La finestra sul cortile raccoglie le mie lacrime nel buio della notte.
Non ho sonno, non ho pace. Piango ma non ne so il motivo. Forse perchè il dolore del reale si è fatto sentire ancora? Forse perchè non c’è più niente di chiaro nella mia anima?
Forse perchè mi ero giurata silenzio… ma ti ho cercato ancora.

Mi ero imposta il silenzio, avevo ripromesso a me stessa di chiudere una porta su parte della mia vita, quella parte che mi aveva deluso, quella parte che mi aveva dato estreme soddisfazioni ma che si legavano al dolore di non condividerle con chi le avrebbe più apprezzate.

Non avevo pace stanotte, mentre il cortile dormiva avvolto dal buio, ho acceso questo pc ed ho cercato ancora il Suo nome. Ho trovato un indirizzo, ho scritto ancora.
Non ne avevo motivo, nessuna ragione se non il semplice pretesto di ricercare chi mi riporta alla mente mio padre.
Scrivevo una lettera senza un perchè e piangevo ricordando le ore passate con mio padre a studiare statistica, quelle ore che mi dedicava con la sua pensione e la sua passione per i numeri.

Tornerei a studiare, forse non mi allontanerei mai dai libri. Ma sono consapevole che quell’assenza non si colma sfogliando mille pagine di ricordi, nè trovo soluzione ai dubbi nelle formule di un libro.

La finestra sul cortile raccoglie le mie lacrime stasera e la mia confusione. Forse quella apperente gigante bambina è crollata ed ha cercato rifugio in chi esiste ancora, se pur lontano, ignaro anello di congiunzione tra presente e passato. Ignaro fulcro d’affetto mai detto.

Galeotta fu la formula di statistica e chi la scrisse, perchè nel cercare la soluzione tra le incognite, scoprii il vero abbraccio di mio padre, il suo vero volto, quel lato umano e vulnerabile che mi aveva sempre celato, fino a quando non decise che ero diventata grande.

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