Quell’archivio di musiche religiose…

Rovistando in scatoloni ingialliti dal tempo, in un giorno di primavera, chiusa nel silenzio umido di una soffitta di piena città ma lontana dal mondo, ho ripercorso storie.
Hanno un sapore di muffa, quella naturale, quell’odore di dimenticanza che non si trova altrove.

Erano scatoloni in cui erano stati chiusi spartiti di musica religiosa. Catalogati negli anni, tramandati di padre in figlio, fino alle mani di mia nonna, per scivolare -poi- tra le mie dita. A quelle pagine conquistate dalla polvere avevo poi aggiunto l’esperienza mia.

Da un senso strano, adesso, dopo quasi venti anni, scorrere le dita sullo spartito, inseguendo una melodia silenziosa: vedo ragazze serie e compunte intonare inni sacri, mi sembra di udire l’organo di un collegio di montagna. Forse rileggo nella musica la storia di quella signora che mi parlava di suore ed insegnanti, di voglia di evadere. All’epoca non capivo, le credevo favole per farmi dormire. Solo adesso sento di nuovo la sua voce che birichina canta a "Suor Giuseppina…la fo ballar".
Vedo tra quei volti di giovani serie e compunte che c’è ne una che mi fa marameo.

La musica cambia e ripenso ai suoi stornelli, alle sue arie d’opera. Alla sua voce cristallina che intonava melodie mentre svolgeva i lavori di casa. Il grembiule legato al petto, le pantofole marroni, i candidi capelli riccioluti. Un raggio di sole penetrava dalla finestra di cucina e ti illuminava il volto mentre cantavi…
Un bel dì vedremo… levarsi un fil di fumo….

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