Il ritorno di Pasquino: Lezione 3 = L’Italia Vietata dall’assenza di un popolo

Pasquino cede la parola (anzi la tastiera) a:
Ettore Rota

L’ITALIA VIETATA DALL’ASSENZA DI UN POPOLO

I primi impulsi unitari ed egualitari e la resistenza di Roma
La parola "eguaglianza"era poi salita dal cuore dei primi alleati, i quaranta piccoli popoli che abitavano il Lazio che Roma in parte sterminò, in parte spogliò di loro terre, lasciando ai rimasti il titolo d’onore di suoi alleati. Nel 340, stanchi di versare il proprio sangue senza utile proprio ma solo per la ricchezza del popolo romano, fecero lega tra loro ed inviarono al Senato il proprio comandante Annio a proporre la nuova formula di una civitas italiana: "Dateci l’uguaglianza, dateci le stesse leggi, formiamo con voi uno Stato solo, adottiamo un solo nome s’ che tutti ci si possa chiamare romani". Primo germoglio di italianità. Ma il clima era avverso ancora al suo crescere.

Tuttavia il principio vedeva la luce di Roma, e cominciò il suo cammino tenendo chiuso dentro le sue brevi formule di uguaglianza e di giustizia paritaria, tutto il problema italiano di allora e di poi. Lo stesso desiderio colpirà tutti i popoli della Penisola, ma impiegherà vari secoli a diventare storia italiana. Allora esso riempiva di stupore gli uomini di Roma. E ne diede la misura il console Mario rispondendo ad Annio che egli, console, se una simile proposta fosse accolta, ucciderebbe il primo latino che venisse a sedere in Senato; poi, volgendosi verso l’altare, invocò il dio in testimonio: "Tu hai sentito, o Giove, le parole empie che sono uscite dalla bocca di quest’uomo! Potrai tu sopportare, o Dio, che uno straniero venga a sedere sul tuo tempio sacro, come senatore o console?".

Parlare di uno Stato italiano era dunque empietà, sacrilegio, stranierismo! E vuole la leggenda che Annio, uscendo dalla CUria fosse colpito da morte improvvisa. Ne seguì la guerra. I Latini furono vinti; essi consegnarono ai Romani le città, i culti, le terre. Tuttavia ilSenato concedette loro la cittadinanza romana, ma in quale modo! Senza il diritto di suffragio e di matrimonio in Roma; ossia mascherò sotto il pomposo titolo di cittadini romani una condizione di umiltà che implicava obblighi militari ma era esente da diritti civili.

Di lì a cent’anni muta la politica di Roma. Il titolo di cittadini, vano lustro, viene tolto; le città latine hanno invece il loro governo municipale, le loro leggi e magistrature.

Tuttavia Roma apre uno spiraglio alla cittadinanza romana conferendola a chi abbia esercitato una magistratura nella propria città natale: ossia i migliori soltanto erano ammessi nella società. E il diritto divenne assai ambito; ogni mezzo fu tentato per conquistarlo. Un giorno Roma scoprì  che 12000 fra i Latini l’avevano ottenuto con frode.

Le città italiane, sottomesse come le città latine, assistevano ad un afflusso continuo dei loro migliori cittadini verso Roma, attratti dai suoi favori. Ma allora gli alleati di Roma presero le armi per diventare Romani e per convertire i Romani in Italici.

da "Problemi del Risorgimento
Genesi storica dell’Idea Italiana"
di Ettore Rota, 1948, Ed. Vallardi, Milano

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