All’ombra dei cipressi e dentro l’urne…

“All’ombra dei cipressi e dentro l’urne…”

Questo verso echeggia nella mente mentre mi nascondo nelle ombre di palazzi, mentre assaporo l’odore pungente del passato.
Poi quel parlare beffardo di chi è nato tra queste pietre, di chi -ormai raramente- porta con sè questa strana storia. E’ la nostra, la mia.
Mentre la società con le sue mode ed i suoi governi mette a repentaglio l’identità del Paese, io cerco la mia sfiorando i freddi marmi, simboli della grandezza del nostro passato.

Sfioro la superficie della parete, le mie dita esitano sull’incavo dell’incastonatura del marmo colorato, socchiudo gli occhi e sogno.

Mi sveglia un simpatico signore, vestito di tutto punto e dal bel cappello:
Prego, signorina, l’ingresso

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